Il popolo è andato a votare e si è espresso.
A parte la "nota intonata" di Milano, che premia Sala (un po' anche a sua sorpresa), per Renzi i voti di Napoli, Roma e Torino devono suonare come campanelli d'allarme.
A parte gli effetti positivi della "mancia" elettorale degli 80 euro delle europee del 2014, il governo Renzi segna ancora indici di gradimento bassi, dovuti ad una politica lontana dai veri bisogni dei cittadini. Con una disoccupazione giovanile che tocca livelli storici (ben al di sopra di quelli per il quale lo stesso PD chiedeva le dimissioni del "fu" governo Berlusconi), Renzi si occupa, in maniera costituzionalmente discutibile e a "suon di fiducie", delle unioni civili.
E i cittadini quando ne hanno la possibilità glielo fanno sentire, che sia in piazza, ricordiamo i Family Day, o alle urne, vedi le odierne amministrative.
Ora, giusto un ultimo sforzo: dire No ad una riforma della Costituzione che sancirebbe una repubblica fondata sulla direzione del PD.
E poi, forse, possiamo archiviare l'esperienza politica del "bulletto" di Firenze.
Cristian Testa
Portavoce Manif Giovani