il giorno 5 marzo 2014, è stata raggiunta una grande vittoria nell’ambito della discussione della Proposta di Legge contro la violenza sulle donne approvata dal Consiglio Regionale del Lazio. E’ stato approvato all’unanimità un Ordine del Giorno di istruzione alla Giunta Regionale presentato dal consigliere Fabrizio Santori avente ad oggetto “Tutela della donna nel matrimonio tradizionale e tutela della libertà d’espressione a fronte della Proposta di Legge nazionale contro l’omofobia e la transfobia”.
Nello
specifico, con l’approvazione di questo atto di indirizzo, il Consiglio
Regionale del Lazio ha impegnato il governatore Zingaretti a sostenere tutte le
azioni per il contrasto alla violenza per tutti i cittadini e senza sottostare
ai deliri degli "studi di genere", ad esprimersi sulla questione dei
limiti incostituzionali alla libertà di espressione che verrebbero imposti dal
disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo
“Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia”, a
mettere in atto politiche concrete a favore della famiglia costituita intorno
al vincolo del matrimonio tradizionale.
Straordinario
e unico è stato il riconoscimento da parte del Consiglio regionale,
all’unanimità, dei valori descritti nella premessa e cioè dell'importanza della
lotta alla violenza indifferentemente dal genere. Ancora più importante è stato
il riconoscimento della centralità della famiglia, ribadendo l'importanza del
matrimonio, non tanto come legame religioso, ma dell’istituto stesso come
progetto di vita che tutela la donna. Nell’atto approvato particolari
riferimenti sono stati riservati alle famiglie numerose con minori, alle
famiglie con disabili o anziano non autosufficienti, alle politiche abitative
per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia
attraverso una strategia di medio termine che superi la logica degli interventi
disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. I consiglieri hanno sottoscritto
un atto che certifica come la donna rappresenta il cardine della famiglia e nel
proporsi come madre hanno coraggiosamente affermato come questo impegno vada
tutelato con maggior forza e determinazione, senza letture ideologiche.
L’ordine
del giorno approvato rifiuta a chiare lettere le proposte faziose sulle cui
basi era stata scritta la proposta di legge in origine, diffusamente e
attentamente modificata dal Consiglio regionale, e la visione totalitaria che
traspariva da quella scrittura, rappresentata dalle parole dell'ex ministro
Carrozza e dell'assessore regionale del Lazio alla cultura Ravera, che con
questo atto viene culturalmente sfiduciata.
Questo
documento rappresenta il vero dono fatto dal Consiglio Regionale per l’8 marzo
e non solo alle donne ma a tutti i cittadini del Lazio che sono contrari alla
violenza, all'ideologia e che credono fermamente nella famiglia tradizionale
così come intesa dalla Costituzione Italiana.
Impegni specifici per il Presidente della Regione Lazio
- a perseguire l’obiettivo dell’educazione e prevenzione contro la violenza nella regione per tutti i cittadini indifferentemente dal sesso e senza sposare posizioni culturali marginali e marginalizzanti che puntano a segregare le donne dagli uomini in base alle pretese di “culture di genere” totalitarie e antidemocratiche;
-
ad esprimere la posizione della Regione Lazio in merito al disegno di
legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo “Disposizioni in
materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia” rappresentando al
Governo le nostre preoccupazioni circa le limitazioni di libertà di espressione
provenienti da un’eventuale approvazione di questa legge;
-
a farsi portavoce al Governo di problematiche ben più gravi ed urgenti che
investono l’Italia, e nello specifico il Lazio, per cui tale legge non
rappresenterebbe al momento una priorità;
-
A finanziare politiche concrete a sostengo della famiglia costituita
intorno al vincolo del matrimonio, con particolare riferimento alle famiglie
numerose con minori, alle famiglie con disabili o anziano non autosufficienti,
alle politiche abitative per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza
sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che superi la
logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi.
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